Evento 1 – Brana

Evento 1 – Brana

La mostra Brana crea realtà parallele con l’arte per indagare il vuoto conoscitivo della scienza

Mentre la scienza conferma l'esistenza di regioni collocate oltre lo spazio-tempo, ci immergiamo nelle ipotesi più stravaganti sull'esistenza di realtà parallele. L'attività scientifica è sempre più in relazione con quella artistico-speculativa; se è vero che l’arte beneficia di una libertà assoluta, le teorie scientifiche sui multiversi aprono scenari fantascientifici.

Anche il docufilm del regista Valerio Jalongo, Il senso della bellezza. Arte e scienza al CERN dimostra una convergenza interessante tra la fisica contemporanea e l'attività degli artisti. L'indagine capillare sull'infinitamente piccolo rivela l'esistenza di un ordine interno alle cose, che si riflette nelle dinamiche cosmiche.
Appare evidente che, accostando alla ricerca empirica (scientifica) quella intuitiva (artistica), si può identificare un disegno generale capace di rendere l'intera umanità consapevole della propria esistenza e di essere parte di un tutto.

Oggi possiamo farlo grazie alle nuove tecnologie, ma se è vero che riusciamo a capire soltanto il 5% dell'intero universo, il restante 95% cosa è?

Brana non tenta di rispondere a questa domanda, ma procede secondo l'unico modo possibile per l'arte: crea una dimensione metaforica per calarsi nella ricerca di senso, un limitato spazio di tempo che permetta di entrare in un mondo parallelo e sondare, attraverso l'intuizione immaginifica, quel 95% di vuoto conoscitivo.

Pietro Ricci - L’uomo verso quale futuro

Toni Bellucci - Archeologia fantastica

Benedetta Galli - Revolutio II

La scelta del Fuseum, luogo sospeso tra realtà e fantasia

Il posto scelto per la collettiva è tutt’altro che casuale: il Fuseum è il parco museo costruito da Brajo Fuso a partire dagli anni Sessanta come spazio di pura creatività. Qui, insieme alla moglie Bettina, l'artista dette vita a un luogo immersivo, dove potersi alienare dalla quotidianità, creare nuovi mondi e molteplici realtà parallele, nomi e esseri immaginari; spazi di naturale estraneazione. Come un alveare, il Fuseum è cresciuto negli anni, edificio dopo edificio, sempre con nuove necessità: la Brajta, la Sala Bettina, la Sala degli Elleni, il Brajzoo, lo Scribarius e poi il parco con le sue strade immaginarie; luoghi improbabili che diventano possibili in questo spazio onirico, dove realtà e fantasia convivono alternandosi e intersecandosi.

Anche in Brajo Fuso pensiero artistico e atteggiamento scientifico convergono, poiché la professione in ambito medico lo colloca a pieno titolo in questo spazio d'interazione tra empirismo e intuitività.
Brana vuole omaggiare l'artista nella ricorrenza della sua nascita (21 febbraio 1899), prendendo spunto da queste riflessioni e chiamando in causa dodici artisti di diverse generazioni e tendenze, al fine di ricreare lo stimolo per riflettere sul ruolo dell'arte in funzione della nostra percezione dell'universo. La mostra è organizzata da Andrea Baffoni, curatore d’arte del Fuseum.

Arnhild Kart - The end - The instinct - The spirit

Romano Mazzini - Il sistema orbitante delle cupole>/cite>

Gli artisti in mostra

Romano Mazzini, con la ricerca sulla Sfera città ideale, riproduce la dinamica terrestre attraverso andamenti circolari, capaci di unire la caratteristica costruttiva delle civiltà alla dimensione planetaria orbitante.

Nei lavori di Attilio Quintili la materia esplosa allude ancora alle dinamiche cosmiche, ampliate dalla struttura minimale della porta che richiama il tema del monumento funebre.

Le torri di Arnhild Kart, The end, The instinct, The spirit e Transformation, rappresentano la condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo, in una dimensione metropolitana di costrizione abitativa, ma dialogante in episodi di vita quotidiana entro una dialettica tra interno ed esterno.

Medina Zabo nasconde l’interiorità sotto cumuli di cera, da cui nuove vite si preparano a emergere. La cera è materia animale brulicante di un vero e proprio universo microbico in continua trasformazione, invisibile per la maggior parte del tempo, ma sempre pronto a manifestarsi.

Il video di Laura P indaga il tema della bellezza affidandosi al dinamismo dei carillon. Il suono invade lo spazio espositivo, mentre gli oggetti sembrano vivere una loro brevissima esperienza; come farfalle che esprimono il loro fascino attraverso una metamorfosi interiore.

Le Archeologie fantastiche di Toni Bellucci parlano di oggetti provenienti da territori altri, frammenti geroglifici e scritture immaginarie di un vocabolario iconografico dove le tracce del passato si sovrappongono alle ipotesi del futuro; mondi paralleli in cui convivono realtà comunicanti.

Revolutio II, di Benedetta Galli, è una metafora del cambiamento continuo che investe l'uomo e l'intero universo e trasforma le case in pianeti gravitanti che attendono di essere abitati.

Sara Sargentini, con l'opera Datum, cerca un ordine nell’apparente casualità dell'universo, riflesso nella continua ripetizione da cui deriva una semantica esistenziale collegata al ripetersi della vita e al sovrapporsi di più stadi dimensionali.

Polly Brooks propone oggetti dal sapore quotidiano per un'indagine interiore che conduce verso reticolati identificabili con l'infinitamente piccolo: un ipotetico universo che è forse l'immaginario stesso di quel che ci portiamo dentro.

Pietro Ricci disegna la mappatura di forme in movimento, descrivendo in modo fanciullesco un cosmo di oggetti appartenenti alla vita dell'uomo, fluttuanti nella dimensione delle infinite possibilità e trasformando l'ambiente dove consuetamente ci muoviamo in un viaggio stupefacente.

Anche Antonio Persichini compie un viaggio nell'interiorità e incide su dei riquadri disegni arcaici che richiamano origini tribali; ogni singola vita è interpretata come un mondo a sé, mentre la natura è vissuta come un cervello organico in costante palpitazione.

Gemma Zoppitelli trasferisce l'origine delle cose e della civiltà su frammenti di legno, riferendosi alla città come un insieme di spazi e storie, sedimentate e trasformate nel corso degli anni e restituite in un costante dialogo tra materia tangibile e allusione metaforica.

Ecco l'universo Brana, secondo le ipotesi delle teorie più evolute: un insieme di tanti universi fluttuanti, come membrane in una dimensione infinita. Luoghi separati, le cui oscillazioni ogni tanto li portano a collidere, forse dando origine a infiniti Big Bang da cui nascono universi e vite nuove (universi di cui potrebbe far parte anche il posto in cui viviamo). Ipotesi e suggestioni di una scienza che coincide sempre più con la fantasia. Ma l'arte, in fondo, è proprio questo: la possibilità di originare nuove realtà, perché ognuno possa farsi testimone di infinite rinascite da cui dar luogo a infiniti mondi paralleli.